Parrocchia Cristo Re - Diocesi Rossano Cariati


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A Cristo Re i ragazzi di don Mazzi

Eventi > 2014


CRISTO RE I RAGAZZI DI DON ANTONIO MAZZI
Tappa a Cariati della carovana di Exodus, nell’ambito dei trent’anni della fondazione

di Maria Scorpiniti

Il viaggio non come evasione o fuga dal quotidiano, ma vita all'aperto vissuta al di fuori dei modelli culturalmente dominanti che educa ad affrontare il rischio e contribuisce a rafforzare una maggiore armonia con se stessi.Con questo spirito, è partita da Policoro il 22 luglio scorso la carovana con i ragazzi della comunità Exodus che ha fatto tappa anche a Cariati per proseguire, poi, il suo tour verso Isola Capo Rizzuto, Catanzaro Lido e concludere il percorso ad Africo,in provincia di Reggio Calabria, dove verrà consegnata la fiaccola itinerante, simbolo dell’unità, accesa in Palestina e che ha tracciato tutto l’itinerario. Un’avventura di viaggio che si ripete da trent’anni e coinvolge tutte le case e le comunità della Fondazione Exodus, in Italia e all’estero,e circa 500 persone. A Cristo Re i ragazzi di don Antonio Mazzi, il sacerdote veronese fondatore nel 1984 della comunità e che ha scelto come slogan 2014 “Apriamo strade impossibili”, sono giunti in bici con al seguito i camper degli educatori. Qui hanno trovato l’accoglienza del parroco don Mosè Cariati e della comunità parrocchiale, che hanno provveduto alla loro sistemazione nei locali dell’oratorio e ai pasti. Nell’ambito dell’adorazione eucaristica serale, poi, alcuni ragazzi e un’animatrice hanno dato la loro toccante testimonianza di vita. È stato anche letto un messaggio di don Mazzi, scritto in occasione del trentesimo anniversario di Exodus, in cui ripercorre trent’anni di storia e afferma tra le altre cose: “Qualcuno vuole cambiare il mondo con le armi dell’oratorio, vincere la droga con esperienze teatrali, sportive e itineranti; smantellare il terrorismo con l’alternativa al carcere e l’affido dei terroristi ai servizi sociali. Noi abbiamo recuperato gli irrecuperabili senza alzare muri… Ci hanno deriso, perché secondo la dottrina di ieri, se non rinchiudevi per anni la gente in comunità – pseudo - carcerarie, saresti stato incosciente e avresti commesso un errore madornale. Invece abbiamo vinto, spandendo non violenza a piene mani”. Un messaggio forte e incisivo, come incisiva è l’opera che i 40 centri sparsi in tutt’Italia offrono alle persone con problemi legati alle dipendenze o marginalità sociale, inserendole in progetti musicali e sportivi e percorsi educativi. La Fondazione gestisce pure vari progetti di cooperazione internazionale e Centri Giovanili che puntano, questi ultimi, al reinserimento sociale e lavorativo dei ragazzi che hanno compiuto un percorso di riabilitazione. Tutto questo con un’attenzione importante alla comunicazione attraverso la presenza di don Mazzi sui media tradizionali, come tivù, radio, giornali e su quelli innovativi, in particolare i social networks.



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