Parrocchia Cristo Re - Diocesi Rossano Cariati


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I 100 anni di Zia Elisabetta Caligiuri (2008)

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GLI SPLENDIDI CENTO ANNI DI “ZIA” BETTA
L’evento festeggiato a Cariati con alcune iniziative organizzate dal CIF
di Maria Scorpiniti

“Una ciffina di cento anni”. È Elisabetta Caligiuri, classe 1908, che il 24 settembre scorso ha festeggiato le sue 100 primavere, circondata dall’affetto di sette figli, sedici nipoti, diciotto pronipoti e, in modo speciale, dalle amiche della locale sezione CIF (Centro Italiano Femminile) presieduta da Carmela Sciarrotta. La comunità cariatese ha partecipato alle iniziative proposte per l’occasione dall’associazione femminile, in collaborazione con la parrocchia Cristo Re, l’Amministrazione Comunale e la Provincia di Cosenza. La centenaria è, infatti, l’iscritta CIF più anziana d’Italia; la locale sezione, composta da 53 socie, ha abbinato l’eccezionale evento del compleanno alla presentazione di un progetto sulla prevenzione dei tumori femminili, promosso dalla Provincia e dall’ASP di Cosenza, che prevede, tra l’altro, l’invio di un camper che darà a tutte le donne della provincia, anche a quelle dei comuni più disagiati, la possibilità di sottoporsi gratuitamente ad uno screening preventivo.
I festeggiamenti in onore della signora Elisabetta sono iniziati con una Messa celebrata dal padre spirituale della sezione CIF, don Mosè Cariati che, nel corso dell’omelia, ha esaltato il valore della vita e la necessità di custodirla come il dono più grande, anche attraverso la prevenzione. La presidente Carmela Sciarrotta ha poi offerto, a nome di tutte le ciffine, una targa ai familiari della nonna che, tra l’altro, ha ricevuto per telefono gli auguri della presidente nazionale del CIF. La centenaria ha ricevuto gli auguri anche dal sindaco di Cariati Filippo Sero e dalla responsabile provinciale del CIF Gisella Florio, che si è fatta portavoce della presidente regionale dott.ssa Smeriglio. Anche l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò ha fatto pervenire un affettuoso messaggio di auguri. Nel corso della manifestazione, gli assessori provinciali Donatella Laudadio e Rosetta Console, porgendo i saluti del Presidente Mario Oliverio, hanno sottolineato il valore delle iniziative di prevenzione, rivolte ad allungare e custodire la vita continuando a debellare i tumori femminili. Nel salone del complesso parrocchiale “Cristo Re” si è svolto, successivamente, un apprezzato intrattenimento musicale con il trio “Appassionata”organizzato dal promoter cariatese Roberto Iacobino.
“Zia” Betta, così è conosciuta da tutti la centenaria, ha vissuto dedicando tutta se stessa alla famiglia per la quale ha lavorato duramente. Lei stessa racconta di aver fatto di tutto, dopo essere andata in sposa a soli 18 anni; è stata, infatti, tessitrice di coperte al telaio, venditrice di pane fatto in casa, raccoglitrice d’olive, imprenditrice agricola che prendeva a “gabella” interi uliveti e coltivava a barbabietola vasti “seminati”, dirigendo decine di operai. Oltre a ciò, si è sempre occupata del disbrigo delle pratiche e dei documenti dell’azienda che condivideva col marito, a sua volta agricoltore e allevatore di bestiame: “Prendevo il
diretto (treno) di notte – racconta - per recarmi negli uffici di Catanzaro o Cosenza; ho saputo camminare da sola – commenta - e mai nessuno mi ha importunato, perché ho camminato sempre onestamente”. Zia Betta, che abbiamo intervistato nella sua abitazione di via Piave, ricorda anche i tempi difficili delle due guerre mondiali e alcuni episodi che hanno segnato tutta la sua vita. Come, ad esempio, quello che racconta sempre ai figli e ai nipoti e che ha avuto come protagonista il padre, arruolato durante la grande guerra, quando lei era ancora una bambina: “Era la sera di Natale, mamma aveva preparato un piatto di minestra e lo aveva appoggiato su una sedia per consentire a noi figli di mangiarlo tutti insieme; lei – prosegue - non mangiava e piangeva, pensando al marito al fronte la sera di Natale. All’improvviso sentimmo bussare: era nostro padre, arrivato col treno con un permesso, ha potuto salutarci solo per pochi minuti, prima di ripartire, ma è stato un momento di felicità grandissima che non ho mai dimenticato”. “Zia” Betta ricorda anche, nitidamente, il passaggio a Cariati del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, che vide a piazza dei 500 con i soldati “bagnati fino alle ginocchia” per aver attraversato a cavallo Fiumenicà; a lei, che era rimasta colpita dalla bella divisa del Re, decorata da innumerevoli medaglie, toccò il compito di dissetare quell’esercito stanco e accaldato. Il pensiero di nonna Betta va anche alla condizione dei suoi compaesani: “Nel periodo delle due guerre c’era tanta povertà, ed a soffrire erano soprattutto i pescatori, che non avevano nulla da mangiare e giravano a piedi nudi anche d’inverno”. Qui aggiunge un dato curioso, legato agli aiuti sociali successivi al conflitto: “Quando il Comune distribuì ai poveri le scarpe americane, i pescatori non ci sapevano nemmeno camminare”. Elisabetta Caligiuri è una donna benvoluta in paese; i vicini, che non le fanno mai mancare la compagnia, ne apprezzano il garbo e la disponibilità. Fino a qualche anno fa tutti la chiamavano per preparare i “fritti” delle feste e per predisporre, per San Cataldo, i tipici “maji” con fusiddi eccezionali per sapore e dimensione. Ai suoi familiari, poi, non ha fatto mai mancare le tradizionali provviste. Il bilancio che, a questo punto della sua vita, zia Betta fa, è assolutamente positivo: “Sento in dovere di ringraziare Dio per come ho trascorso la mia vita e per aver tirato su onestamente, in tempi molto difficili, una numerosa famiglia”.


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