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sbarco clandestini del 6.5.13

Eventi > 2013

SBARCO DI IMMIGRATI A CARIATI: TUTTI AL PORTO PER DARE AIUTO
In prima linea don Mosè e la Caritas di Cristo Re

di Maria Scorpiniti

Quando gli immigrati, in fuga dalla loro terra, incontrano accoglienza e solidarietà vera. È successo a Cariati lunedì scorso, dove è approdato un barcone con a bordo 75 extracomunitari, tra i quali una decina di bambini e nessuna donna. Provenienti dall’area nordafricana del Meghreb, di nazionalità egiziana, pakistana, curda, siriana, dalla carretta del mare con scritta araba, sulla quale erano ammassati da cinque giorni, i disperati avevano lanciato con un telefonino una richiesta di aiuto. Li hanno salvati gli uomini della Guardia Costiera che hanno proceduto alle operazioni di aggancio, facendo scattare le operazioni di soccorso. La macchina organizzativa ha funzionato, seppure in situazione d’emergenza, e ha visto impegnati il sindaco Filippo Sero, che è rimasto per tutta la notte in mezzo ai profughi, il comandante della capitaneria di porto Antonio Paparo e della polizia municipale Pietro De Luca, i carabinieri della stazione locale con il maresciallo Lardizzone, i responsabili della Questura di Cosenza, gli uomini della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale, della Protezione Civile e i sanitari dell’ex ospedale di Cariati. Ma soprattutto si è attivata la macchina della solidarietà che ha visto in prima linea don Mosè Cariati e la Caritas parrocchiale di Cristo Re. Come avvenuto nel primo sbarco del marzo 2011, anche questa volta i volontari, guidati dello stesso don Mosè e del suo vice don Giuseppe Cersosimo, coordinati dal responsabile Caritas Carlo Aloisi, hanno fornito vestiario, bevande e un pasto caldo. Con loro anche la presidente dell’associazione romena “Insieme per la Voce”, Elena Faina, sensibile ai problemi dell’immigrazione. Anche i cittadini hanno voluto fare la loro parte: Luca Parrilla e Giuseppe De Luca hanno donato, nell’immediato, l’occorrente per l’igiene della persona e, il mattino successivo, per la prima colazione; Vincenzo Santoro ha pensato bene di accogliere i disperati con vassoi di pasticcini che sono serviti per rendere meno amaro l’epilogo della triste avventura; don Rocco Scorpiniti, per molti anni delegato regionale Caritas, oltre la sua presenza e vicinanza ha offerto del cioccolato necessario a far riprendere le forze. Fondamentale, in questa fase, è stato l’apporto delle associazioni, come gli Amici del Cuore e l’Avis, presenti con medici e infermieri volontari tra i quali il cardiologo Nicola Cosentino. Un encomio pure ai sanitari del 118, alle confraternite della Misericordia della zona, tra cui quella “giovane” di Scala Coeli con don Rocco Grillo nelle vesti di assistente sanitario. Mentre le forze dell’ordine procedevano all’identificazione di giovani, resa difficile per l’assenza di documenti, e all’individuazione dello scafista, operazione ancora più complicata, i sanitari visitavano gli immigrati nell’infermeria allestita d’emergenza nella sala convegni dell’area portuale disponendo, per alcuni, il ricovero presso i nosocomi di Rossano e Corigliano a causa dell’ipotermia o della disidratazione. Lo sbarco ha rivelato la drammatica realtà di un’umanità in fuga, “in cerca di libertà”, come ha spiegato il giovane Tadmur in un inglese stentato, aggiungendo: ”La sanguinosa guerriglia nel mio paese, la Siria, non accenna a terminare, sono scappato per amore di libertà che laggiù è un sogno; è mia intenzione stabilirmi a Roma”. Volti stanchi, smarriti, impauriti, denutriti, provati dalla pericolosa traversata. In ognuno di questi volti si poteva leggere lo sgomento per il loro progetto di vita infranto, per il sogno sfumato di un futuro migliore da realizzare nel paese ospitante. Dalle notizie dell’ultima ora, infatti, sembra che la maggior parte di essi verranno rimpatriati, altri inviati presso i Centri di Accoglienza più vicini. “Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati – ha affermato il sindaco Filippo Sero – e in particolare don Mosè e i suoi parrocchiani che, come avvenuto in altre occasioni, sono prontamente intervenuti”.


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